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Intervista sul Regolamento del Verde di Roma concessa a VAS dalla dott.ssa Pinuccia Montanari

 

Intervista in esclusiva concessa alla associazione “Verdi Ambiente e Società” (VAS) dalla dott.ssa Pinuccia Montanari, che è stata assessora alla Sostenibilità Ambientale del Comune di Roma dal 19 dicembre 2016 all’8 febbraio 2019

**************

Dott.ssa Montanari, le porto anzitutto i saluti del senatore Guido Pollice, che ha avuto modo di conoscerla ed apprezzarla fin da quando lei era commissaria dei Verdi di Torino e che la ringrazia vivamente per aver voluto concedere una intervista in esclusiva sul Regolamento del Verde del Comune di Roma al responsabile del Circolo Territoriale di Roma di VAS dott. Arch. Rodolfo Bosi.

Ho un ricordo bellissimo del lavoro svolto assieme a lei del gruppo di lavoro di 22 persone che dalla fine del gennaio del 2018 alla fine del successivo mese di luglio hanno collaborato alla stesura del testo del “Regolamento del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale”, che con i suoi 16 allegati è stato adottato dalla Giunta Capitolina con decisione n. 2 del 16 gennaio 2019.

Sono orgoglioso del riconoscimento che lei ha voluto sancire nelle premesse di quella che sarà la futura deliberazione approvata dalla Assemblea Capitolina, attribuendoci addirittura la paternità della elaborazione del testo con la seguente dedica: «attraverso un importante percorso di partecipazione, la proposta è stata discussa e modificata da un numeroso gruppo di lavoro composto dall’Assessorato alla Sostenibilità Ambientale, dal Dipartimento Tutela Ambientale, da esponenti di associazioni, di comitati di quartiere e di ordini professionali (agronomi, agrotecnici e periti agrari); dal gruppo di lavoro è stata elaborata una proposta di regolamento il cui testo è allegato alla presente deliberazione (alI. 1) di cui costituisce parte integrante e sostanziale con i relativi allegati in esso richiamati.»

Il testo da lei fatto adottare si compone di 67 articoli e 16 allegati: in un articolo pubblicato pochi giorni fa su “Il Fatto Quotidiano” Vittorio Emiliani afferma che il Regolamento redatto al tempo del Sindaco Alemanno “era un fascicolo chiaro e snello”, mentre “oggi è un librone”: cosa risponde a questo giudizio apparentemente negativo?

R : In primo luogo mi saluti tanto il Senatore Guido Pollice che ho sempre stimato ed ammirato. E vorrei anche ringraziarla per il prezioso contributo che la vostra associazione e Lei in particolare sta mettendo in campo, difendendo con passione il lungo lavoro di mesi, un periodo che ricordo con affetto.

Ho imparato tantissimo da tutte/i voi e dalle associazioni con le quali abbiamo intrapreso il percorso per la definizione del testo del Regolamento del verde.

Ritengo che il Regolamento da noi adottato in Giunta, frutto di un grande lavoro collegiale, fosse un buon testo, per altro riconosciuto tale da tantissime e qualificate associazioni che, a livello nazionale, si occupano di verde da diversi anni.

Queste materie non si improvvisano.

I Regolamenti vanno poi  sperimentati sul territorio e, magari verificandone l’applicazione, è possibile prevedere eventuali correzioni di rotta, per renderli quanto più adatti a rispondere alle esigenze di tutela del territorio, del verde, del paesaggio.

Il rischio è che testi ‘snelli’ lascino spazio ad azioni pericolose, soprattutto per gli alberi che è noto sono molto amati, ma anche molto osteggiati.

Nel mese di febbraio del 2019 sulla proposta di deliberazione sono stati acquisiti i pareri dei Municipi: bastava quindi che la Giunta Capitolina controdeducesse ad essi e trasmettesse tutta la documentazione alla Assemblea Capitolina per la sua definitiva approvazione.

Ma così non è stato, perché è trascorso l’intero anno 2019 senza che succedesse nulla: ma il 4 dicembre del 2019 l’Assessora alle Politiche del Verde Laura Fiorini ha convocato lo stesso gruppo di 22 persone per far sapere che il Regolamento del Verde così come adottato guardava «più ad un mondo ideale», per cui a suo giudizio c’era la necessità di fargli «una migliore veste», rimettendosi ad esaminare ogni articolo del testo che aveva licenziato la Giunta Capitolina.

L’affermazione di allora mi ha fatto venire in mente il suo recente libro dal significativo titolo “Nun se po’ fa”, che mi sembra una risposta adatta al “mondo ideale” a cui guardava il “suo” Regolamento del Verde nella locandina del suo libro: “Chi l’ha detto che nun se po’ fa?”.

Vale anche per il testo adottato dalla Giunta?

R : Come persona laureata in Filosofia oltreché in Giurisprudenza, trovo sempre un po’ superficiale l’analisi di chi sostiene che vi sia un mondo ideale, da un lato, e un mondo reale cui adattarsi. 

In genere è la giustificazione dei conservatori.

Non sprecherei molte parole su questo approccio che sembra ignorare tutta la storia della cultura e del pensiero del Novecento. 

Vero è che nella mia esperienza politica, quando si intendono introdurre cambiamenti che vanno nella direzione di una maggior tutela, le opposizioni sono tantissime, sia da parte dei burocrati che dei politici, ma soprattutto far avanzare certi provvedimenti è difficile quando prevalgono lobbies che hanno interessi altri, rispetto al ‘bene comune’.

Per l’intero anno 2020 lo stesso gruppo di 22 persone è stato chiamato a “concordare” la profonda ed estesa revisione fatta in un primo tempo di 306 emendamenti, per il cui esame sono occorsi anche 4 incontri urgenti in modalità telematica, motivati con l’urgenza che c’era in quel momento nella assicurazione data che il testo sarebbe stato approvato entro il successivo mese di luglio dall’Assemblea Capitolina.

L’urgenza non si è poi rivelata tale in quanto l’estate è passata senza che succedesse nulla, ma sembra essere tornata impellente il 14 ottobre 2020 quando è stato trasmesso di ritorno un testo con altre 131 emendamenti: malgrado la dichiarata urgenza, si è dovuto attendere ancora più di un mese per assistere ad un nuovo incontro in modalità telematica promosso addirittura per il 22 dicembre 2020 dalla Assessora Laura Fiorini non solo per comunicare la procedura da seguire per arrivare alla approvazione del Regolamento del Verde da parte della Assemblea Capitolina, ma per discutere ulteriori 18 emendamenti.

Quando l’Assessora Fiorini ha fatto sapere che il testo revisionato del Regolamento del Verde collegialmente “concordato” fra tutte le parti in causa sarebbe stato formalizzato direttamente alla Giunta Capitolina per farglielo riadottare ed acquisire di nuovo su di esso i pareri dei Municipi, si è opposto fermamente il “coordinatore” del gruppo di lavoro perché a suo dire non c’erano più i tempi per portare poi in aula Giulio Cesare il testo revisionato del Regolamento.

Lo scorso 12 gennaio l’Assessora Fiorini ha allora fatto approvare dalla Giunta Capitolina oltre 400 emendamenti non con una riadozione, ma con una modifica della decisione di Giunta di 2 anni prima, con  la motivazione che trattasi di emendamenti formali che quindi non cambiano i contenuti del testo originario.

Nella esperienza da lei maturata anche presso i Comuni di Reggio Emilia e di Genova le è mai capitato che una Giunta procedesse a modificare una propria decisione già presa, peraltro a distanza di 2 anni?

R : Sinceramente, quando mi hanno detto che dopo un lavoro così analitico e collegiale, erano stati presentati 400 emendamenti, non ci credevo.

Non è serio.

Se il testo non ti va bene, ne elabori un altro.

Mai visto su un regolamento una cosa del genere.

E poi mi meraviglio anche un po’ del gruppo di lavoro : perché tali emendamenti non li presentarono durante i famosi  mercoledì ?

Come mai il testo condiviso assieme a lei alla fine di luglio è stato adottato dalla Giunta Capitolina circa 6 mesi dopo?

Ha per caso incontrato degli ostacoli?

R: : Ostacoli assolutamente sì.

Credo che l’avvocato Maria Giovanna Laurenzana che seguiva l’iter di approvazione abbia trascorso in quel periodo più ore in segretariato che nel suo ufficio.

Fu una revisione capillare.

Ma era giusto così.

A volte mi sembrava anche pretestuosa. 

L’Assessora Fiorini ha voluto un ultimo incontro in modalità telematica il 7 gennaio 2021 per comunicare al gruppo di lavoro che avrebbe presentato una ventina di ulteriori emendamenti ad un testo che a quella data era da considerare definitivo e che è stato approvato dalla Giunta Capitolina il successivo 12 gennaio: facendo un confronto con i tempi che si è preso il Segretariato Generale, che hanno portato peraltro ad eliminare con il suo parere di conformità diverse parti del testo condiviso con lei, come si spiega secondo lei che stavolta lo stesso Segretariato Generale abbia impiegato appena 5 giorni per svolgere la sua funzione di assistenza giuridico-amministrativa senza nemmeno operare stavolta un taglio di qualcuno degli oltre 400 emendamenti?

R : La risposta non gliela do neppure.

Mi sembra molto evidente.

Io non sono solita firmare delibere senza leggerle.

Passando dal metodo al merito degli emendamenti, oltre a chiedere di modificare una “e” in “ed” o un “decreto legislativo” in “D. Lgs.”, è da considerare “formale” secondo lei l’inserimento del riferimento al Decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare del 10 marzo 2020 (perché subentrato dopo la adozione del Regolamento) oppure la eliminazione del riferimento agli orti urbani, perché con decisione n. 104 del 7 agosto 2020 l’Assessora Fiorini aveva nel frattempo fatto adottare dalla Giunta Capitolina il “Regolamento per l’affidamento in concessione e la gestione di aree verdi di proprietà comunale per la realizzazione di orti/giardini urbani”?

R. : Visto che è trascorso tanto tempo dalla prima delibera, gli adeguamenti normativi forse sono una delle ragioni più serie per fare emendamenti.

Non certo trasformare una ‘e’ in ‘ed’.

Questo fa ridere e non è dignitoso per chi lo propone.

Sempre secondo lei è invece da considerare sempre “formale”, tanto per fare solo alcuni esempi di emendamenti fatti passare per tali, l’aggiunta ex novo di 6 commi all’art. 11 sui patti di collaborazione o la riduzione della superficie delle aree cani di almeno 2000 mq. (art. 26), distanti almeno 100 mt. dalle aree ludiche destinate ai bambini, in “aree cani con ampiezza minima di 400 mq., distanti 50 mt. dalle aree ludiche destinate ai bambini”?

R. : Queste sono modifiche assolutamente sostanziali.

Le ho mostrate anche ai miei ex-collaboratori che conoscono bene la materia e direi che contraddicono completamente il senso delle cose che avevamo scritto e che erano frutto di una analisi molto rigorosa sul territorio.

Un’area sgambamento cani di 400 mq., distante 50 mt. da aree ludiche pone un gravissimo problema gestionale e di sicurezza.

Entrando nel merito ancor più specifico della tabella 4 dell’art. 17 del Regolamento, i valori dell’area di pertinenza dell’albero (ampiezza del terreno nudo umido) dovrebbero essere con riguardo agli impianti esistenti 8 mq. per gli alberi di 1° grandezza, 4 mq. per quelli di 2° grandezza e 2 mq. per quelli di 3° grandezza, mentre con riguardo ai nuovi impianti dovrebbero essere 10 mq. per gli alberi di 1° grandezza, 6 mq. per quelli di 2° grandezza e 3 mq. per quelli di 3° grandezza.

Gli agronomi del gruppo di lavoro, che l’avevano approvata nel 2018 in base alla consolidata letteratura scientifica in materia, alla fine del 2019 l’hanno modificata assieme ai tecnici del Dipartimento Tutela Ambientale ed Il 1° emendamento trasmesso dalla assessora Fiorini aveva abbassato senza nessuna motivazione i suddetti valori per gli impianti esistenti rispettivamente a 4 mq. (2 x 2), a 2,25 mq (1,5 x 1,5) ed a 1 mq (1 x 1), e per i nuovi impianti a 6,25 mq. (2,5 x 2,5), a 4 mq. (2 x 2) e ad 1 mq. (1 x 1).

Tre membri del gruppo ristretto di lavoro, che agronomi non sono, hanno fatto diventare ed approvare come tabella 5 la originaria tabella 4, dandole anche come titolo “Interventi progettuali nelle aree di nuova urbanizzazione”, abbassando inoltre da 3 a 2 i mq. da rispettare per i nuovi impianti relativi agli alberi di 3° grandezza, introducendo ex novo una nuova tabella 4 con il titolo “Interventi progettuali nel tessuto urbano consolidato” ricambiando i valori del 1° emendamento della Fiorini in un primo tempo peraltro “concordato” (6,4,1) ad 8 mq. 5 mq. e 2 mq..

Questo “emendamento dell’emendamento” è stato portato guardando strabicamente solo ai marciapiedi, senza rendersi conto che inserendolo all’art. 17 che disciplina le grandezze generali (e non all’art. 19 come caso mai si doveva, in quanto riferito alle alberature stradali) sono stati abbassati i valori riferiti anche alla ampiezza del terreno umido degli alberi che riguardano non solo i marciapiedi, ma anche le altre parti della città consolidata (come parchi pubblici, aree verdi ecc.).

Secondo lei è questa la tutela del verde verticale della città consolidata?

R. La modifica di questa tabella è quella che mi preoccupa di più, perché allenta la tutela degli alberi.

E per noi ecologisti, e per chi ama gli alberi, non è una modifica da accettare.

 Sempre secondo il comma 10 dell’art. 17 del Regolamento del “suo” Regolamento “Le ZPR non possono essere interessate …. da nuove pavimentazioni impermeabili.”

Fra gli emendamenti approvati dalla Giunta Capitolina il 12 gennaio 2021 e “concordati” dalle “numerose associazioni” c’è il seguente: “Al comma 10 … Eliminare le parole “o da nuove pavimentazioni impermeabili”.

Secondo lei è veramente migliorativo che se passa un Regolamento del genere si possano asfaltare tutte i terreni umidi delle aree di pertinenza degli alberi?

R: :  Anche questo è gravissimo. Io, come sanno i miei collaboratori, ho sempre insistito sulla necessità di evitare assolutamente asfalto, proponendo l’utilizzo di materiali naturalistici compattati.

Oggi vi sono tantissimi materiali.

Reintrodurre il concetto di asfalto vicino agli alberi mi sembra una follia.

Non ci posso credere.

Abbiamo passato una vita a far capire che l’asfalto nelle aree di pertinenza degli alberi crea un danno irreversibile alla vita delle piante.

Sono davvero perplessa.

Queste proposte di solito le introduce l’assessore all’urbanistica, ai lavori pubblici, alla mobilità, quando non ha la minima sensibilità ambientale, non certo l’assessore all’ambiente.

Nella gerarchia delle fonti del diritto amministrativo i regolamenti sono considerati fonti secondarie e sono soggette alle fonti primarie delle leggi del Parlamento e/o delle leggi regionali, ma come queste stabiliscono comunque diritti e doveri a tutti i livelli istituzionali, dalla amministrazione  capitolina alla partecipazione dei cittadini, passando per il Dipartimento Tutela Ambientale che ha fatto introdurre una serie di emendamenti che deresponsabilizzano di fatto i loro compiti, allungando i tempi di risposta o scaricando su chi dona l’onere anche della installazione (5° comma dell’art. 13).

È secondo lei accettabile che in questo modo di determini un depotenziamento della partecipazione, disincentivandola?

R: In una città come Roma partecipazione e decentramento sono una delle risposte più importanti ai problemi di manutenzione del territorio.

Con L’Assessora Marzano avevamo elaborato un progetto di decentramento del verde che a nostro avviso poteva essere una risposta ai problemi della città.

Lo schema lo abbiamo riproposto nel libro ‘Nun se po’ fa’’.

 La nostra associazione è riconosciuta dalla legge n. 241/1990 portatrice di interessi diffusi che per il caso in questione riguardano l’intera città di Roma ed i suoi cittadini: con il peso della sua autorevole firma sarebbe propensa a sottoscrivere assieme a VAS gli emendamenti correttivi da proporre a tutti i gruppi politici della Assemblea Capitolina per chiedere loro di recepirli e farli propri con l’augurio che vengano poi approvati, per far sì che il Comune di Roma abbia non UN Regolamento quale che sia, ma IL Regolamento del Verde che merita la capitale?

R. Assolutamente sì.

La città di Roma aspetta da troppo tempo e merita un Regolamento del verde.

Noi avevamo dato priorità a questo percorso, perché il patrimonio sia pubblico che privato di Roma, alberate, parchi, giardini, verde spondale, agro romano, boschi, giardini di quartiere sono una ricchezza straordinaria, storica, monumentale, così profondamente inserita nelle bellezze architettoniche della città e va tutelata, conservata sia come bene in sé, sia per il benessere delle persone che la vivono. 

Tra l’altro avevamo inserito una speciale tutela per gli alberi di pregio che, non essendo monumentali, godono di meno tutele.

Confido che anche questa prospettiva non sia stata eliminata.

A Reggio, subito dopo l’approvazione del regolamento del verde, votammo una delibera con l’elenco degli alberi di pregio da tutelare.

Fu provvidenziale.

Abbiamo salvato tanti alberi di una bellezza straordinaria ed espressione di quella biodiversità che, purtroppo, va scomparendo e che anche la Unione europea ci impone di proteggere.

***********************************

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