I sensori di velocità per i motori idraulici… in parole semplici!

Non è un mistero a chi segua il mondo dell’industria e dell’automazione che i motori idraulici si stiano facendo sempre più strada e stiano conquistando spazio in un grandissimo numero di applicazioni: e considerando quanto siano compatti, e quanto esemplari anche di piccole dimensioni possano generare una coppia molto elevata, non c’è da stupirsi, specie visto che non hanno i problemi di generazione di calore e rumore tipici dei motori a scoppio o elettrici, né necessitano come loro di un qualche sistema di trasmissione per regolare la coppia. Hanno però bisogno di un altro tipo di accessorio: i sensori di velocità.

Il problema fondamentale dei sistemi idraulici ad alta pressione, infatti, sta in un loro requisito fondamentale – anche se potrebbe essere difficile, per il profano, capire immediatamente quale legame questo abbia con i sensori di velocità. Proveremo a spiegarlo, quindi, nei termini più semplici possibili. Partiamo appunto dal requisito di cui parlavamo: ci riferiamo a una sorgente di fluido idraulico ad alta pressione, che deve essere convogliato al motore per farlo funzionare, e che genera di per sé problemi nella gestione e nella movimentazione che, appunto, sono i sensori di velocità a poter risolvere.

La ragione per cui occorrono dei sensori di velocità – e di un tipo particolare, vedremo fra poco – è presto detta: quel movimento di fluido deve essere costantemente monitorato, per poter verificare il comportamento del motore. Ma proprio perchè i motori idraulici funzionano con un flusso ad alta pressione di fluidi, è necessario che siano sigillati perfettamente, e questo significa, come dicevamo, che i sensori di velocità a cavo non possono essere utilizzati, dato che sarebbe impossibile impiegarli e mantenere sigillati i motori. Per questo occorrono dei sensori di velocità che non richiedano contatto diretto, ossia quelli basati sull’effetto di Hall.

I sensori di velocità basati sull’effetto di Hall, infatti, sono costruiti per emettere un impulso elettrico ogni volta che un oggetto metallico si sposta all’interno del loro campo magnetico (generando una corrente, come scoprì appunto Hall alla fine del 1800). In questo caso, l’oggetto metallico sono i denti di un ingranaggio, o le pale di una turbina: contandoli, un impulso elettrico per ogni passaggio, i sensori di velocità sono così in grado di calcolare la velocità del motore idraulico senza comprometterne l’ambiente sigillato, e con estrema precisione.